Georg Friedrich Händel, Opera Terza
L'Opera Terza di Händel, pur pubblicata nel 1734 da Walsh a Londra, è formata da brani composti per gran parte in precedenza, molti dei quali furono utilizzati in importanti lavori vocali sacri e profani: vi si trovano frammenti da Amadigi (1716), Ottone (1723), Chandos Te Deum (1718), Queen Anne Birthday Ode (1714), Chandons anthem In the Lord put I my trust (1717-1718), etc. La grande varietà di strumentazione dispiegata negli organici di questi concerti li rende del tutto innovativi rispetto alla forma tradizionale del concerto grosso, anche se l'uso degli strumenti a fiato in funzione concertante fu una caratteristica che Händel dovette recepire dalla pratica delle esecuzioni corelliane alla corte Ottoboni e Pamphili.
Modo Antiquo, che ha realizzato la prima ricostruzione dei Concerti grossi di Corelli secondo l'uso romano, offre una nuova lettura interpretativa dell'Opera Terza händeliana a partire da un lavoro sulle fonti primarie, inquadrando così questi brani nel contesto stilistico e cronologico delle opere da cui furono tratti. Ne esce un'Opera Terza più teatrale e viva, lontana dallo stereotipo händeliano posteriore.
MODO ANTIQUO
su strumenti originali
Federico Maria Sardelli
oboi
Paolo Pollastri, Simone Bensi
fagotti
François De Rudder, Paola De Martini
flauto traversiere
Federico Maria Sardelli
flauti dritti
Simone Bensi, Giulia Nuti
organo solo
Giulia Nuti
violino principale
Enrico Casazza
violini
Valerio Losito, Michio Isaij, Daniele Del Lungo,
Laura Scipioni, Ana Liz Ojeda, Silvia Rinaldi
viole
Pasquale Lepore, Fulvio Milone
violoncelli
Bettina Hoffmann, Jean-Marie Quint
contrabbasso
Nicola Domeniconi
tiorba, cetra, chitarra barocca
Gian Luca Lastraioli