Modo Antiquo

Dança amorosa


Se del repertorio vocale, sacro e profano, interi volumi restano a testimoniarci la splendida fioritura, la musica strumentale, legata com'era alla prassi non scritta ed all'improvvisazione, rimane relegata ad un ambito apparentemente limitato: decisamente, una falsa testimonianza del reale peso che quel repertorio assunse al tempo suo. Basterebbe infatti la vasta mèsse iconografica tramandataci dal medioevo (miniature, affreschi, sculture, disegni raffiguranti musici con i più vari strumenti) per convincerci della straordinaria diffusione che la musica strumentale, a dispetto delle scarse testimonianze scritte pervenuteci, doveva avere al suo tempo.
Sono nella stragrande maggioranza danze quei pochi brani strumentali che, per la fortuna di noi posteri, trovarono accoglienza sulla preziosa pergamena. Non già musica “popolare”, ma opere elaborate e raffinate, degne d’essere orgogliosamente ed ad alto costo sottratte all’oblio per figurare accanto ai migliori prodotti della rinascente cultura di quei secoli. Una cultura aristocratica, ma non per questo monolitica o monocorde, ancora lontana dai rigidi canoni delle corti rinascimentali. Nei primi secoli del secondo millennio l’alta società accosta piaceri raffinati a quelli rozzi, molli a guerreschi, casti ad espliciti, favolosi a chiassosi, e le sue danze ne sono uno specchio quanto mai fedele.
Basta guardare poco più da vicino il contesto in cui queste danze ci vengono tramandate per renderci conto quanto erano integrate in quel mondo: le troviamo pacificamente accanto a chansons d’amore, canti liturgici, romanzi favolosi, cronache ecclesiastiche, madrigali, inni, satire gogliardiche, mottetti sacri e profani, cacce, addirittura nel bel mezzo di un atto catastale. Alcune fonti si distinguono per il prezioso corredo illustrativo; spesso sono state compilate in ambito monastico. Evidentemente, l’eterna riprovazione ecclesiastica contro ogni piacere mondano poté tanto poco contro la danza quanto contro la musica, e non riusciva a vietare né ai propri adepti né ai membri dell’alta società il divertimento della musica da ballo.
La ricerca di Modo Antiquo sulla prassi strumentale del Medioevo restituisce queste esili tracce alla loro piena valenza di vivace e trascinante mezzo di aggregazione sociale. Nel rispetto della dovizia di colori strumentali e varietà timbriche che le fonti iconografiche ma anche letterarie ci tramandano, Modo Antiquo ha provveduto alla ricostruzione di quel repertorio, rivestiva anche la funzione di commento musicale a cerimonie civili e religiose, o, più semplicemente da principale diletto in quelle forme antichissime di vita sociale che erano le taverne, i mercati, le fiere, i pellegrinaggi. Ne esce una versione che mira a togliere ogni patina d'antiquariato a queste testimonianze musicali ed a farne un quadro vivente della vita quotidiana del Medioevo.
Questi brani sono stati incisi da Modo Antiquo per l'etichetta Opus 111 di Parigi in coproduzione con la Westdeutsche Rundfunk e fanno parte della prima edizione completa delle danze strumentali del Medioevo.


Modo Antiquo
BETTINA HOFFMANN


FEDERICO MARIA SARDELLI
flauti a becco, flauto di corno, bombarda, ciaramello, cromorno, flauto traverso
UGO GALASSO
flauti a becco, bombarda, cromorno, chalumeau, piffero e tamburo
MAURO MORINI
tromba da tirarsi
PAOLO FANCIULLACCI
cornetto muto, corno, zampogna
BETTINA HOFFMANN
viella, ribeca, tromba marina
GIAN LUCA LASTRAIOLI
liuto, citola, salterio
DANIELE POLI
liuto, ghironda, arpa, tamburi, cembali




PROGRAMMA
AUTORI ANONIMI ITALIANI DEL '200 E '300

Ghaetta
Chominciamento di Gioia
Cançona Tedescha
Bel Fiore Dança
Trotto
Cançona Tedescha
Saltarello
Lamento di Tristano, sua Rotta

Dança amorosa, e suo Troto
Cançoneta Tedescha
Saltarello
Principio di virtu
Cançona Tedescha
Saltarello
Noci Milà
Manfredina, sua Rotta

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